Carriera Alias

L’istruzione è quel passaggio che rende concreta l’uguaglianza tra le persone, permette a ciascuno di fare scelte consapevoli e di costruire un’esistenza dignitosa.
Così recita il sito del nostro Ministero dell’istruzione, chiarendo che la scuola non può prescindere da attenzioni particolari per ogni studente, unico modo per garantire davvero l’uguaglianza e l’emancipazione dei ragazzi, e quindi per formare cittadini.
Per questo è fondamentale che, se determinate persone hanno bisogno di cambiare nome per sentirsi rappresentate nella loro totalità e non essere a disagio, la scuola sia in grado di garantire certi strumenti, oltre a quelli a disposizione di tutti i loro compagni, in primis la sicurezza e la tranquillità di poter apprendere in un ambiente attento e non giudicante nei confronti della propria identità.
Per questo motivo esiste, o dovrebbe esistere, la carriera alias, ossia la possibilità di svolgere il percorso scolastico con il nominativo di elezione (a seguito di una disforia di genere) e non con quello anagrafico. Diciamo dovrebbe perché il ministero non ha ancora emanato delle linee guida lasciando alle singole scuole la scelta. Oggi drammaticamente sono solo 200 su 1500 le scuole superiori che hanno inserito nel loro regolamento d’istituto questo termine, e i dati peggiorano se si va a parlare con i ragazzi che sembrano non avere nemmeno idea di questa possibilità.
Noi di YET per capire com’è la situazione ad Arezzo abbiamo chiesto a 500 ragazzi se conoscessero la carriera alias e i risultati sono stati chiarissimi: l’83,3% dei ragazzi della nostra provincia non ha idea di questa possibilità. Inoltre solo l’1,5% ha affermato che nella sua scuola viene applicata.
Un dato ancora più interessante, e preoccupante, è che il 25% di coloro che la conoscono ne vorrebbero con forza l’abolizione. Nello spazio aperto che abbiamo lasciato a disposizione per i commenti questo si vede in maniera limpida, i timidi commenti dove ci si auspica un’effettiva messa in atto della carriera alias si alternano a richieste di abolirla, colorate con offese molto gravi verso chi la usa o verso le rappresentanze che si stanno battendo per renderla disponibile. Ci teniamo a precisare che le critiche all’esistenza di questo percorso sono in netta inferiorità numerica, infatti solo il 6,8% si è detto contrario, ma reputiamo che per l’intensità della rabbia espressa nelle risposte aperte del nostro questionario, questo 6,8% sia molto determinato, più del restante 93,2% composto praticamente solo da persone che non sanno cosa sia. Già l’associazione Pro vita e famiglia aveva attaccato le scuole che stavano rendendo la carriera alias realtà.
In conclusione i dati sono molto chiari, i pochi che sanno dell’esistenza della carriera alias sono o coloro che ne hanno bisogno o coloro che la vorrebbero eliminare. C’è una maggioranza silenziosa composta dal 90% delle persone che non ha un’opinione in merito.
Crediamo fermamente che questa battaglia, come tutte, si possa portare a termine solo unendosi e lottando anche per i diritti altrui. È l’unico modo per essere consapevoli che ogni minoranza che viene attaccata oggi, in futuro, potrebbe essere la nostra.