Trattative per finanziamenti russi alla Lega, 40 incontri con l’obbiettivo inequivocabile di finanziare illecitamente il partito

La figura di Matteo Salvini, ministro delle infrastrutture, ha da sempre destato sospetti per il controverso rapporto molto stretto con la Russia. Emblematica è l’immagine del sindaco polacco Przemys che al confine con l’Ucraina, all’inizio della guerra, caccia il nostro ministro e si rifiuta di riceverlo, che era lì per manifestare supporto, in quanto consapevole delle vecchie lodi tessute a Putin.

Poche settimane fa è stata emanata una sentenza che chiude l’inchiesta aperta dalla procura di Milano sul tentativo della Lega di ricevere finanziamenti illeciti proprio dalla Russia.

Nel 2018, infatti, poco prima delle elezioni europee, con Salvini vicepremier e ministro dell’interno, e la lega in cima ai sondaggi, gli uomini che rappresentavano questo partito si sono rivolti alla Russia per finanziare la propria campagna elettorale. Nello specifico sono avvenute 40 riunioni tra aprile 2018 e Luglio 2019.

Il piano era semplice e lineare: comprare gasolio da una società di Stato russa, rivenderlo a una società di Stato italiana e usare il margine di guadagno, circa 110 milioni di euro per finanziare la campagna elettorale della Lega e pagare una tangente ai russi coinvolti nella trattativa condendo questa storia con l’ipotesi anche di corruzione internazionale.

Con l’uscita nell’Espresso di alcune rivelazioni relative a questa vicenda, tutto si è interrotto e gli attori principali di questo episodio sono stati portati a processo. Recita così uno stralcio della sentenza:

«Gli atti posti in essere erano inequivocabilmente diretti verso l’obiettivo finale di finanziare illecitamente il partito Lega, grazie ai rapporti che Savoini, presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia, aveva saputo tessere con influenti personaggi del mondo politico, economico, culturale russo».

È importante precisare però che il gip di Milano, su richiesta della Procura, ha deciso che i tre uomini indagati per la trattativa, cioè Gianluca Savoini, esponente del Carroccio e fondatore dell’associazione Lombardia-Russia, l’avvocato d’affari Gianluca Meranda e l’ex bancario Francesco Vannucci, non saranno processati.

I reati individuati erano due: finanziamenti illeciti (non avvenuti in quanto scoperti troppo presto), e corruzione internazionale (evitata poiché gli esponenti della Russia erano stati scelti in modo da non risultare pubblici ufficiali, quindi non apertamente legati allo stato Russo).

In conclusione, una parte della politica italiana continua a macchiarsi di atti deplorevoli e deleteri per la nostra nazione e la legge non trova ancora gli strumenti per punire e allontanare chi fa dell’illegalità e della demagogia le sue armi principali. Per questo noi di YET crediamo nel potere della parola e della denuncia, consapevoli che solo tutti insieme possiamo realmente cambiare le cose.

Giulio Volpe