Assange, una storia di attivismo e libertà d’informazione

I media hanno il diritto e il dovere di pubblicare per informare la collettività. 

Julian Assange

Un eroico difensore della verità per i suoi sostenitori, un uomo che ha messo in pericolo l’equilibrio politico mondiale pubblicando migliaia di informazioni sensibili per i suoi oppositori.

Julian Assange è nato a Townsville, in Australia, nel 1971. Un’infanzia e una giovinezza travagliate, con pochi punti fermi: un’attitudine per l’informatica, la fisica, la matematica, e soprattutto l’hacking. Alla fine degli anni ottanta, infatti, diviene membro di un gruppo di hacker, gli International Subversives, con lo pseudonimo Mendax, un’attività chegli costa quasi la prigione nel 1995, quando ha solo 24 anni.

È il 2010 quando in Italia la sua chioma biondo platino invade tutti gli schermi, e per la prima volta ciò che fino a quel momento era apparso solo nei film, diviene reale. 

La storia dell’Assange cripto-attivista (come si definisce lui stesso) inizia nel dicembre 2006 con la creazione di WikiLeaks, sito gestito dallo stesso Assange, che si occupa della diffusione di materiale segreto e incriminante.

Il sito, fin da subito, pubblica documenti riservati vòlti a smascherare molti crimini legati alle grandi potenze mondiali, come le sistematiche violazioni delle Convenzioni di Ginevra riguardo ai prigionieri di guerra nella struttura detentiva statunitense di massima sicurezza interna alla base navale di Guantánamo, o ancora i crimini di guerra statunitensi in Afghanistan.

Le informazioni diffuse derivano da fonti criptate e protette attraverso informatori anonimi: partiti usando il software per la navigazione in incognito chiamato Tor, a seguito di numerosi scontri legali (nel 2008 la banca svizzera Julius Bank tenta di farli chiudere a seguito di rivelazioni molto pericolose fatte proprio tramite il sito di Assange), i dati vengono spostati in un centro, il Pionen White Mountains, situato a Stoccolma all’interno di un ex rifugio anti-atomico ristrutturato. Questo centro dati, gestito dalla Bahnhof, accetta documenti criptati che chiunque può inviare, che poi, se verificati, sono pubblicati direttamente su WikiLeaks. 

Il sito è addirittura candidato al Nobel per la pace ma nel 2010 Assange viene denunciato per essersi rifiutato di fornire esami medici dopo aver fatto sesso consensuale non protetto con due donne, condotta illegale in Svezia. Al momento dell’emissione del mandato di arresto contro Assange non esistono prove a suo carico tranne la parola delle due donne, nonostante questo però, due giorni dopo l’Interpol recepisce il mandato di arresto.

Il rischio è quello dell’estradizione negli Stati Uniti dove lo attende un processo per spionaggio, accusa punibile con la pena di morte.

Il 2 novembre 2011 l’Alta corte di Londra dà il via libera all’estradizione richiesta dalla Svezia.

Assange sceglie di recarsi presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra chiedendo asilo politico in quanto perseguitato, sfruttando la paura di questa nazione per le attività illecite e segrete degli americani sul loro territorio.

L’11 gennaio 2018 l’Ecuador rende noto di aver concesso ad Assange la cittadinanza Ecuadoriana ma nel 2019, mentre l’attivista continua a lavorare per la ricerca della verità, gli viene revocato con inusuale velocità l’asilo politico, viene arrestato e condotto nel carcere di Belmarsh.

Nonostante petizioni, proteste e appelli Assange rimane lì per alcuni anni; nel 2021 la Gran Bretagna nega l’estradizione agli Stati Uniti per le condizioni di salute di Assange, ma l’approva successivamente, il 20 Aprile 2022.

Secondo Amnesty International, estradato negli Usa, Assange rischierebbe di subire gravi violazioni dei diritti umani; Agnès Callamard, Segretaria generale di Amnesty International, sostiene che «l’estradizione di Assange avrebbe conseguenze devastanti per la libertà di stampa e per l’opinione pubblica, che ha il diritto di sapere cosa fanno i governi in suo nome. Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa. Estradare Assange ed esporlo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate rappresenterebbe un pericoloso precedente e costringerebbe i giornalisti di ogni parte del mondo a guardarsi le spalle».

Giulio Volpe e Gea Testi