COSA CI LASCIA LA SCUOLA PER IL FUTURO?

Basandoci su una semplice indagine, possiamo affermare che circa il 73% degli adolescenti è incerta riguardo il proprio futuro. Con ciò non si intende evidenziare semplicemente una tipica crisi adolescenziale in cui si è ancora indecisi su un futuro lavoro o su cosa si vuole fare nella vita, ma si parla della mancanza dei mezzi per arrivare a sviluppare i propri interessi e valori, non a caso il 69,3% dei ragazzi pensa che la scuola non metta a disposizione i canali adeguati per informare e orientare i giovani nel futuro. 

La scuola non si preoccupa mai di insegnarci a pagare una bolletta o di fornirci uno spirito critico. Così facendo perde la sua funzione evolutiva del presente e non potrà mai creare cittadini né persone complete, ma solo scatole d’informazioni. La pedagogia moderna ha ben presente l’importanza di partire dagli interessi dell’alunno e di fornire un’educazione integrale e non nozionistica, eppure la scuola non riesce a uniformarsi, per mancanza di fondi e interesse. I ragazzi però percepiscono questa difficoltà. Riportiamo di seguito alcune delle loro testimonianze più significative:

«Sicuramente le nozioni derivano dalla scuola, ma per ora, come vivere mi è stato insegnato dalle esperienze.»

«Ho imparato di più da altre fonti, sopratutto perché più si va avanti con gli anni di studio più il clima diventa opprimente e stressante, ciò fa automaticamente perdere voglia, anzi non ti fa vedere l’ora di uscire dalla scuola, quindi alla fine ti ritrovi a dover apprendere dalla vita quotidiana al di fuori da lì.»

È da queste testimonianze che si può far luce su quanto grave sia il problema; non solo la maggior parte del popolo studentesco ha appreso maggiormente da fonti non scolastiche, ma addirittura in molti affermano di non aver imparato affatto da tali fonti e che anzi spesso queste ultime sono finalizzate a scopi inutili influendo gravemente sulla costruzione di una persona propria.

Il 76,6% degli studenti infatti cambierebbe le materie presenti nella propria scuola e l’86,7% introdurrebbe una o più materie specializzate nell’insegnare il funzionamento del mondo lavorativo, un buon esempio potrebbe essere la corretta applicazione della materia educazione civica, con un suo vero e proprio programma che coinvolga gli studenti attivamente nella vita politica. Nella scuola dovrebbe avvenire la formazione dei futuri cittadini, e si dovrebbero mettere in contatto gli studenti con le realtà disponibili alla conclusione degli studi.

Oggi tanti studenti che terminano gli studi e entrano nel mondo del lavoro non si sentono sufficientemente preparati per affrontare un colloquio di lavoro, avere a disposizione un curriculum, leggere e apprendere i contratti. Questo mostra che la scuola è una formazione necessaria ma non sufficiente, che non entra nel cambiamento con le necessità attuali impedendoci di preservare serenità per il futuro a venire. 

Oltre alle materie in sé, il problema si manifesta nei metodi mnemonici e nelle lezioni esclusivamente frontali oltreché negli obbiettivi della scuola che a oggi punta a fornire conoscenze e non competenze, e che si dimentica di educare, ma s’impone d’istruire, tralasciando aspetti fondamentali come il senso civico, l’etica, la morale o la spiritualità, oltre alle esperienze pratiche.

Sono queste grosse mancanze che rendono i giovani intimoriti su cosa li aspetta al di là di quella linea di confine che c’è tra la scuola e il resto del mondo. Servirebbero esperienze dirette che forniscano un’educazione integrale passando per lavori che stimolino il senso civico e critico dei ragazzi in modo che la scuola acquisti un ruolo trasformato nel presente.

Spesso si manifestano timori ingiusti, che rendono difficile farsi una strada nel mondo adulto, derivanti da metodi d’insegnamento non conformi ai vari interessi e aspirazioni. Gli adolescenti hanno bisogno di tutela e stimoli per affrontare quella vita al di là del confine, che è tanto vicina e per la quale sono tanto impreparati, sarebbe dunque opportuno che fossero ascoltati perché tutta l’ignoranza e il disinteresse di un alunno non è mai casuale. 

*Le percentuali rilevate nell’articolo sono state riprese da un sondaggio effettuato tra gli studenti della provincia di Arezzo

Emanuele Cavallaro