Ad oggi la situazione della rappresentanza studentesca in Italia è drammatica: più del 30% degli studenti presenti nel Paese non elegge i rappresentanti d’istituto e di consulta, oltre l’80% sente che le proprie necessità non vengono espresse all’interno delle proprie scuole e praticamente la loro totalità ritiene che la rappresentanza studentesca dovrebbe essere potenziata.
Proprio per questi motivi il 12 febbraio 2023 alle ore 10.30 decine di studenti da tutto il paese si sono presentati davanti al Ministero dell’Istruzione e del Merito, in viale di Trastevere a Roma, per proporre un nuovo modello di rappresentanza, creato e discusso precedentemente con l’aiuto di tutte le rappresentanze studentesche.
La manifestazione, Non saremo invisibili, è stata organizzata da UDS (unione degli studenti), un sindacato studentesco a difesa dei diritti degli studenti, in collaborazione con ActionaAid, con cui hanno svolto la campagna Possiamo Tutto.
Gli studenti si sono presentati con le mani dipinte di rosso e indossato maschere bianche per rappresentare l’invisibilità, l’assenza d’ascolto, la repressione e il silenzio che subiscono costantemente nelle proprie scuole e, in generale, a livello nazionale e per gridare fuori dalla porta chiusa dell’ufficio del ministro, letteralmente, ciò che i ragazzi chiedono da anni alle istituzioni.
Non possiamo più accettare tutto questo: non essere ascoltati e subire passivamente le decisioni calate dall’alto, dai presidi, dai politici e dai docenti come se non contassimo nulla, mentre il Ministro continua a ignorare gli studenti. Non accetteremo più tutto questo, non saremo invisibili, possiamo tutto.
Le richieste principali sono: la riforma della consulta nazionale, il doppio degli studenti presenti all’interno del proprio consiglio d’istituto e le commissioni paritetiche.
Andiamo a vedere più nel dettaglio cosa è stato richiesto al ministro dalle nostre rappresentanze:
Partecipazione della rappresentanza
Gli studenti chiedono spazi per aprire il confronto a tutti gli studenti, perché possano esprimere la loro opinione e assicurare il diritto allo studio a tutti senza discriminazioni e distinzioni.
La partecipazione è alla base della società civile e la scuola è una palestra democratica che manifesta la sua incapacità nel realizzare questo suo compito ogni volta che gli italiani sono chiamati alle urne, come mostrano le gigantesche percentuali di astensionismo.
Tante volte il potere del rappresentante è presente nella normativa ma non gli viene concesso il giusto mezzo e lo spazio per l’utilizzo.
Addirittura secondo la normativa ministeriale le scuole tecniche, professionali, i convitti e gli istituti omnicomprensivi non dovrebbero nemmeno avere i rappresentanti d’istituto, nonostante fortunatamente a volte questi vengono previsti dal regolamento d’istituto.
Consulta nazionale e territoriale
La consulta, che è un organo istituzionale previsto nella normativa, ha un ruolo fondamentale nel confronto tra le istituzioni e i rappresentanti ma nel corso del tempo anche quest’organo è stato privato della sua efficienza.
Infatti, nel coordinamento regionale, i docenti referenti hanno diritto di voto, non lasciando libertà agli studenti e influendo nelle decisioni e nei progetti senza limitarsi a un supporto e una formazione della consulta stessa.
Inoltre gli Uffici Scolastici Territoriali non supportano la consulta, non rendendola così autonoma.
Come se questo non bastasse il consiglio nazionale dei presidenti delle consulte non viene convocato come previsto dalla normativa, togliendo l’unico organo deliberativo ed effettivo in mano agli studenti
Rappresentanza d’istituto
All’interno del proprio Consiglio d’Istituto sono presenti solo 4 studenti su 18, un rapporto sproporzionato rispetto al numero degli studenti che compongono una scuola se rapportato a quello del personale.
La richiesta è quindi quella di raddoppiarli, passando così a 8 studenti all’interno del consiglio.
Si è discusso anche dell’organo di garanzia, un organo chiamato a difendere i diritti degli studenti a livello regionale e all’interno del proprio Istituto, che a volte nemmeno viene composto.
Inoltre è stato richiesto che all’interno del singolo istituto venga istituita una commissione paritetica, con uguale numero di studenti e docenti, per rivalutare e istituire un modello didattico e di valutazione coerente alle esigenze attuali.
Discriminazione
Al grido di Ma quale stato, ma quale Dio, sul mio corpo decido io! Le rappresentanze hanno chiesto l’utilizzo della carriera alias, un codice anti molestie, percorsi di educazione sessuale e l’assenza di censure relative all’identità di genere nei programmi scolastici definendo l’attuale sistema scolastico come la scuola dell’umiliazione, indice della sofferenza provata dai ragazzi in quello che dovrebbe essere il loro ambiente di crescita.
Didattica
È stata proposta una didattica interattiva, un’applicazione vera e propria di educazione civica, un’informazione libera senza stereotipi europei, settimane culturali. Una scuola che dia un senso di appartenenza e non di emarginazione ed esclusione come avviene oggi.
Ecologia
È stata sollecitata una vera e propria sensibilizzazione all’interno delle scuole per l’ambiente ed è stato chiesto di smettere di prendere accordi con aziende inquinanti.
Non accetteremo più contentini, non abbiamo più tempo e vogliamo riprenderci il nostro futuro, dicono i ragazzi davanti al Ministero.
Edilizia
Gli studenti sottolineano le condizioni in cui vertono molti edifici scolastici, alcuni dei quali cadono letteralmente a pezzi e sontengono che in molte scuole non si raggiunge nemmeno una temperatura compatibile con l’attività scolastica. Inoltre non sono presenti spazi per svolgere assemblee d’istituto.
Non vogliamo più scappare dal nostro futuro, dal nostro Paese, affermano arrabbiati e speranzosi i ragazzi che definiscono questa ennesima richiesta di aiuto come un ultimo grido per poi passare ad atti concreti.
Shasika Weerasinghe