Francia e Italia sulle pensioni, tra proteste e indifferenza

La Rotonde, simbolo della prima elezione presidenziale di Emmanuel Macron, è stata messa
alle fiamme dai protestanti parigini.

Da dove si originano queste proteste violente?

Il 19 gennaio 2023 in Francia sono iniziati una serie di disordini civili, organizzati dagli oppositori del disegno di legge di riforma delle pensioni proposto dal governo Macron, che aumenterebbe l’età pensionabile da 62 a 64 anni.

Questo avverrà nel corso di sette anni, aumentando ogni anno l’età pensionabile
di tre mesi e finendo nel 2030.

Però, per una pensione piena, i lavoratori francesi dovranno lavorare con 43 anni di contributi, che in precedenza erano 42, e con maggiore importo minimo per accedervi, di 1200 euro, praticamente un incentivo a lavorare oltre i 64 anni.

Questo allevia i lavori di ufficio e di dirigenza, mentre appesantisce le mansioni con sforzi fisici maggiori.

Prendiamo un caso particolare, i lavoratori ferroviari francesi che, prima delle riforme, potevano andare il pensione all’età di 52 anni, e che si sono aggregati alle proteste.

Il 6 Aprile i membri del sindacato dei ferrovieri hanno fatto esplodere petardi nell’atrio del palazzo Centorial, sede del’ufficio di Blackrock, la più grande società di investimento nel mondo, presa di mira a causa dell’attività dei fondi pensione privati e dei suoi investimenti in aziende che danneggiano l’ambiente, come le compagnie petrolifere.

Nonostante le proteste però non sembra possibile fare retromarcia sulla legge.

La Francia è da tempo alle prese con un debito pubblico in costante crescita, dove non è più possibile garantire la pensione a 62 anni.


Ma com’è la situazione nel nostro paese?

In Italia una riforma delle pensioni più pesante è stata fatta nel 2011 ed è entrata in vigore il 1 Gennaio 2012 .

L’età pensionabile, che fino al 2011 era di 65 e 60 anni, rispettivamente per uomini e donne,  è stata alterata dalla riforma del lavoro Fornero, che ha cambiato i parametri a 66 anni per gli uomini, senza distinzione tra dipendenti e autonomi, a 62 anni per le donne lavoratrici dipendenti e a 63 anni e mezzo per le lavoratrici autonome, con una gradualità di 12 mesi per tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati o autonomi.

La riforma Fornero ha legato l’aumento della speranza di vita alla pensione di vecchiaia e ha eliminato la vecchia pensione di anzianità, cioè la possibilità di andare in pensione a qualsiasi età con 40 anni di contributi.

Questa riforma, condannata dall’opposizione composta da da Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e forze sindacali della sinistra, andò a modificare l’articolo 18  dello statuto dei lavoratori facilitandone i licenziamenti, ma le critiche non ebbero seguito, e niente di paragonabile alle rivolte di Parigi ebbe luogo.

Al giorno d’oggi in Italia si va in pensione a 67 anni con l’aumento a seconda dell’aspettativa di vita, con contributi minimi di 20 anni.

Questo per la crisi del debito pubblico come in Francia, caratterizzata maggiormente dal gran numero di pensionati e da una forte denatalità per cui le giovani generazioni, che pagano i contributi per finanziare le pensioni, sono sempre meno numerose, e, a causa della crisi
dell’occupazione stabile, versano sempre meno contributi.


La differenza tra i due Stati è di tipo amministrativo. I sindacati Francesi riescono a organizzare grandi numeri di persone per proteste e scioperi, cosa che in Italia è molto più difficile e
frammentata.
I cittadini Francesi hanno mantenuto quella fiamma di rivoluzione e volontà di partecipare alla vita politica del loro paese, mentre in Italia si ha una grande delusione e ostilità di fronte ai diversi governi, con uno scarso interesse rispetto alla politica e, in casi estremi, una sfiducia nel valore del proprio voto alle elezioni.

L’Italia sembra subire l’indifferenza e la disunità dei propri cittadini in modo passivo, mentre la Francia soffre la troppa adesione alla politica con proteste e vandalismo.

Estremi nelle loro circostanze, dove non si ha una precisa risposta.

Articolo di Jessica Leprai